30 settembre 2012

Il Socialismo in Italia

Nell'estate del 1892 nasceva a Genova il Partito dei Lavoratori Italiani che divenne successivamente (1895) il Partito Socialista Italiano.
La classe operaia veniva rappresentata nel nostro Paese da questo grande movimento che internamente era suddiviso in due principali correnti, quella riformista e quella massimalista.
Entrambe sostenevano le tesi di Karl Marx: i primi volevano ottenere un cambiamento della società attraverso le riforme parlamentari mentre i secondi ritenevano necessaria una via rivoluzionaria che escludeva qualsiasi patto con la borghesia.
È nel 1921 a Livorno che avvenne la definitiva scissione dei due gruppi, nasceva così il  Partito Comunista Italiano di Antonio Gramsci e nel 1922 il Partito Socialista Unitario Italiano guidato da Filippo Turati.

Nel 1943 nacque anche il Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria che vide in Pietro Nenni il suo massimo esponente.

Durante le leggi fasciste un patto d'azione legò le due anime della sinistra italiana (a quell'epoca clandestine) e unite diedero un forte contributo alla lotta di Liberazione.
Dopo la guerra, nel 1947 Giuseppe Saragat  marcò la linea socialdemocratica fondando il PSDI.
A seguito di questa scissione il PSIUP riprese la denominazione di PSI.

Dopo l'occupazione sovietica in Ungheria (1956) il "patto d'azione" tra comunisti e socialisti cessò definitivamente a causa della fredda indifferenza del PCI davanti all'ignobile vicenda.

Quando il PSI accettò i compromessi con la Democrazia Cristiana, dando difatti il via al primo progetto di centro-sinistra, subì nel 1964 una scissione che portò alla nascita del nuovo PSIUP (Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria).
Furono Tullio Vecchietti, Emilio Lussu, Lucio Libertini e Tullio Basso alcuni esponenti di questa spaccatura che non accettava un sodalizio della cultura laica del PSI con il clericalismo democristiano.

Successivamente ad un riavvicinamento dei socialdemocratici coi socialisti e ad una nuova rottura, avvenne nel 1976 la vera svolta del PSI con l'elezione a segretario di Bettino Craxi.

Con il suo "vangelo socialista" Craxi traccia la nuova identità del PSI allontanandosi definitivamente dalle teorie marxiste e leniniste.
Il socialismo che il nuovo segretario propone è democratico e liberale.

Nel 1992 scoppia il caso "Tangentopoli", il Partito Socialista è decimato da avvisi di garanzia, si scioglierà definitivamente nel 1994. Crollano tutti i partiti tradizionali e si conclude la cosiddetta "Prima Repubblica".
Craxi fugge in Tunisia dove da latitante morirà nel 2000.

Bisogna attendere il 2007 quando Enrico Boselli riunisce i socialisti e nel 2009 riprenderà vita il Partito Socialista Italiano guidato da Riccardo Nencini sino al 2019.
Attualmente il partito è guidato da Enzo Maraio.

In realtà i socialisti sono ancora divisi in molti schieramenti politici parlamentari ed extraparlamentari, esistono infatti circoli e movimenti che si rifanno al Socialismo: il Gruppo di Volpedo, Risorgimento Socialista, il Circolo Rosselli, Socialismo XXI, Convergenza Socialista e tanti altri.

Anche nel centro-destra i socialisti hanno una loro rappresentanza, quella del Nuovo PSI di Stefano Caldoro.

È il Partito Socialista Europeo oggi il principale aggregatore dei valori che guidano il Socialismo moderno, esiste inoltre l'Internazionale Socialista che raccoglie ogni tre anni nella sua assemblea ben 150 partiti d'ispirazione socialdemocratica e laburista.

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